D: Ciao, mi chiamo Stella e da qualche mese, sono una giovane mamma. In questi giorni di sole mi trovo spesso a passeggiare per il parco con il mio piccolo nel carrozzino, vedo gli altri bambini, all’incirca di 3/4 anni, forse 5, giocare alla lotta, tra loro, con il rischio di farsi male. Penso sempre che non vorrei vedere mio figlio, in un futuro, a fare quel gioco, e mi chiedo perché quei bambini non vengano dissuasi, dai loro genitori, a comportarsi in quel modo! Tu cosa ne pensi?
R: Ciao Stella, probabilmente quei genitori, che lasciano ai loro figli l’opportunità di sfogare la loro aggressività, tramite il gioco della lotta, le prime volte che li hanno visti giocare in quel modo, si son posti gli stessi dubbi che oggi tu mi palesi con la tua domanda e i tuoi propositi in merito al futuro del tuo bambino.
PERCHE’ I BAMBNI GIOCANO ALLA LOTTA
Allo stesso modo, nel quale io risponderò a te, qualcuno avrà tranquillizzato quei genitori in merito alla naturalezza e non solo: anche alla necessità, dei loro figli, ma di tutti i bambini, sopratutto in età prescolare, di esternare la loro aggressività innata, che infatti attraversa ogni tappa evolutiva fino ai 6 anni, più o meno,imparando così a controllarla e ad affrontare le conseguenze delle proprie azioni. Inoltre, cara Stella, voglio rincuorarti, sottolineando che nei bambini, a maggior ragione se sono piccoli, non alberga mai la volontà di fare male al proprio compagno di giochi, e se per caso, l’idea che fare giochi di questo tipo possa portare il bambino a sviluppare un carattere violento, ti ha attraversata la mente, voglio sfatarla, dicendoti che solo un bambino che ha potuto misurarsi in questi giochi di lotta, sperimentando la propria forza fisica e prendendo confidenza con quelli che sono i propri limiti, un domani non userà la propria aggressività in maniera gratuita, ma solo se riconoscerà di averne necessità.
Se, al contrario, questo istinto all’aggressività, del bambino,che ribadisco: è innato, venisse continuamente inibito dall’adulto impedendogli, quindi, di sfogarlo attraverso l’aspetto ludico, l’unico risultato che si otterrebbe, sarebbe quello di un accumulo di rabbia repressa oltre che l’insorgere di un senso di frustrazione che i bambini non saprebbero come gestire. Inoltre, nel caso in cui un genitore perseverasse ad apostrofare il gioco della lotta come un gioco sbagliato, rischierebbe di innescare nel bambino un senso di inadeguatezza e non solo, ma anche un senso di colpa nei confronti del genitore,proprio perché al bambino, quel gioco tanto denigrato, piace.
COME GESTIRE IL GIOCO DELLA LOTTA
Certo, il ruolo dell’adulto è fondamentale, infatti, quando i bambini, a maggior ragione se sono piccoli, non hanno ancora imparato a controllare i loro impulsi, a misurare i loro gesti, e tanto meno a calcolarne le conseguenze ma sopratutto, non hanno ancora interiorizzato le regole necessarie a moderare questo tipo di gioco, così come altri, ecco che l’adulto deve monitorare le situazioni che si vanno a creare di volta in volta , misurando lo stato di eccitazione che anima i bambini e fermando il gioco nel caso in cui lo ritenga opportuno. Oltre a questo ruolo di “vigilanza”, sarebbe importante che l’adulto si facesse coinvolgere nel gioco della lotta con i bambini, potendo, attraverso la componente ludica, guidare il bambino nell’apprendimento dei vari aspetti che il gioco stesso, tange e ponendo delle regole di base che il bambino imparerà con il tempo ad interiorizzare, come doversi fermare quando qualcuno si fa male, intraprendere questo gioco solo in alcuni spazi e alcune situazioni e moderare la propria forza utilizzando la tecnica del “far finta di”. In questo ruolo di compagno di giochi, l’adulto potrà insegnare al bambino nuove frontiere del gioco della lotta, che non sia prettamente una sorta di corpo corpo, ma sia comunque utile a scaricare le proprie pulsioni, cominciando, per esempio, con il gioco della lotta con i cuscini.
Inoltre l’adulto, non potendo censurare ogni immagine di violenza in cui il bambino si imbatte, anche semplicemente nella visione di un cartone animato, dove gesti “violenti” vengono enfatizzati e talvolta ridicolizzati con lo scopo di scaturire ilarità o nella rappresentazione grafica di una favola,dove i protagonisti “buoni” affrontano quelli “cattivi” sempre con gesti che potrebbero essere definiti “violenti”, o anche alcune immagini che passano al telegiornale, devono fungere da filtro e tramite la comunicazione verbale, possono dare spiegazioni e chiarire il proprio punto di vista in merito, fugando le curiosità del bambino.
Quindi, cara Stella, anche tuo figlio, in futuro, giocherà al gioco della lotta, è sarà necessario che lo faccio per il suo sviluppo psico-fisico, ma tu potrai essere per lui una sorta di Virgilio, e potrai accompagnarlo in questo percorso di crescita, sostenendolo positivamente e indirizzandolo sulla strada “giusta”da percorrere.