Stare in braccio per i bambini piccoli è un bisogno fisiologico: non dobbiamo dimenticarci che hanno passato 9 mesi in una situazione in cui si sentivano avvolti, dentro la pancia della sua mamma, quindi è del tutto normale che nei primi mesi di vita continuino a cercare l’abbraccio della madre, o dell’adulto in generale, per poter rivivere quella sensazione di sicurezza. vi sorprenderò, forse, dicendovi che anche tenere un bambino in braccio, concorre alla sua corretta crescita psicofisica.

Detto questo, mi rendo conto che ci sono realtà familiari fatte di due o più bambini, alla ricerca del’ attenzione genitoriale o dell’adulto di riferimento presente in quel frangente e per quanto il più piccolo, abbia esigenze diverse e ancora molto fisiologiche, di contatto appunto, non ci si può permettere di assecondarle sempre e comunque in qualunque situazione, rischiando inoltre di creare un’errata abitudine quale potrebbe essere, appunto, che ad ogni pianto o richiesta del bambino piccolo, la naturale conseguenza sia quello di prenderlo in braccio, privandolo della propria autonomia fisica, psichica ed emotiva.

Con questo articolo vorrei quindi suggerire alcuni consigli, che possano soddisfare sia le esigenze del bambino piccolo, ma in maniera alternativa a quella da lui conosciuta fino ad ora quale essre preso in braccio.

Abbraccialo ma non prenderlo in braccio

Innanzi tutto potreste abituare il bambino piccolo ad un abbraccio “statico”, senza doverlo prendere in braccio, potete provare ad adagiarlo su un tappetone, in compagnia dei fratelli più grandi, dovesse essere questo il caso, mettendo a sua disposizione dei giochi e rimanendo nelle vicinanze ovviamente, in modo che il bambino possa sempre vedere l’adulto di riferimento. Se il bambino dovesse cominciare a piangere, dovrete provare a sedervi sul tappeto vicino a lui e, eventualmente mettendo il bambino in posizione eretta, abbracciarlo, anche per un lungo momento ( se questa posizione no dovesse risultare possibile potreste ovviare abbracciando il piccolo sdraiato sul tappetone). In questo modo, il bambino godrà di quel gesto, anche senza venire in braccio. Quando avrà finito di piangere potrete sedere o adagiare, il bambino, nuovamente sul tappeto, giocare con lui qualche minuto, e poi potrete tornare a fare quello che stavate facendo. Se dovesse ricominciare a piangere dovrete ripetere questa routine che si salderà nel tempo proprio perché sarà sempre uguale a sé stessa, motivo per il quale darà sicurezza al bambino stesso.

Sicuramente ci vorrà per abituare i bambini a questa nuova risposta alle loro esigenze, e per ottenere dei buoni risultati si dovrà mettere in conto tanta pazienza e tanta costanza: gli interventi educativi che non vengono protratti con costanza nel tempo non producono gli effetti desiderati.

…e mentre si fanno delle faccende?

Se invece si deve cucinare, ad esempio, si può sedere il bambino nel seggiolone, il più possibile vicino , e chiacchierare con lui, fargli qualche carezza sul viso e sulle mani e, di tanto in tanto, abbracciarlo, lasciandolo nella sua seduta, senza aspettare che sia lui a manifestare l’esigenza del contatto fisico e il desiderio di venire in braccio con il pianto.

Se si devi preparare qualche lavatrice o stendere, che è un’attività che porta via più tempo, potete mettere il bambino a sedere su un tappeto vicino alle gambe, accarezzargli la testa, per esempio, e parlargli: questo è molto importante per fare si che i bambini si sentano al centro dell’ attenzione.

Questi spunti sono suggerimenti perchè si possa alternare il gesto di prendere il bambino in braccio ad altri gesti che lo facciano sentire sicuro, nel momento in cui verranno elargiti.

Con questi consigli non ho voluto certo sminuire il gesto del “prendere in braccio “.

Infatti, e so di ripetermi ma non è mai troppo, il bambino in braccio ad un adulto si sente al sicuro, ed è un elemento fondamentale per il suo sviluppo psicofisico. Quindi deve anche essere preso in braccio, ma non solo, infatti in alcune occasione è possibile rassicurare e infondere sicurezza, al bambino, anche con altri gesti .

Con dedizione dada Melissa.