D: Sono Viviana, mamma da poco di una bimba di 2 mesi, Anna, e il suo mondo di neonata è una continua scoperta per me! Ho capito che almeno per un altro annetto l’unico veicolo di comunicazione di mia figlia sarà il pianto: come posso fare a capire perché piange? Se ha fame, se ha dolore, o semplicemente se è un capriccio….

R: Il pianto di un lattante è importantissimo; come tu stessa ricordi, è l’unico modo che ha per comunicare col mondo esterno ma sostanzialmente con te, la sua mamma! Imparerai a breve che tra madre e figlio si sviluppa una sintonia particolare per cui sarai tu, da sola, a capire il perché del pianto di Anna, devi solo avere fiducia nell’istinto innato di cui la genitorialità ti ha fatto dono, cara Viviana.

IL PIANTO COME ESPRESSIONE COMUNICATIVA

La maggior parte delle volte, proprio perché il bambino è ancora molto piccolo, il pianto esprime dei bisogni “pratici”, come il bisogno di mangiare perché avverte la sensazione della fame e della sete, il bisogno di essere cambiato perché ha espletato i suoi bisogni e si sente fisicamente a disagio, il bisogno di dormire perché si sente stanco. Altre volte con il suo pianto, il neonato, esprime insofferenza a fronte di uno stato di malessere che può essere dovuto a svariate ragioni tra le quali possono esserci i mal di pancia, dovuti alle prime coliche, il male alle gengive, causato dai primi dentini che le tagliano per cominciare a spuntare, il fatto che percepisca caldo piuttosto che freddo, o semplicemente, anche se non di minor importanza, il fatto che voglia essere cullato e stare al centro dell’attenzione dell’adulto di riferimento, che in questo caso sei tu, cara mamma Viviana.

Certo: arduo compito, a maggior ragione se si tratta della “categoria” dei neo-genitori, è quello di dover interpretare, attraverso le diverse tipologie di pianto, le esigenze dei propri figli, aspetto rilevante non solo nell’immediato, per poter risolvere il problema e garantire al piccolo il benessere fisico, ma anche a lungo termine per poter garantire, al contempo, anche il benessere psicologico del bambino, che, grazie alla pronta e corretta risposta del genitore, si sente preso in considerazione, primo fondamento per rafforzare la sua sicurezza, e seppure a  livello inconscio e ancora latente, accresce anche la sua autostima e la positiva considerazione di se stesso in quanto comprende di essere riuscito ad esprimersi ed di essere riuscito ad agire sull’ambiente circostante, in maniera proficua e positiva.

Il mio consiglio, per cercare di intuire le diverse esigenze che scaturiscono col pianto, è quello di fare valutazioni anche in base ad altri elementi, come l’ambiente circostante in cui vi trovate e con esso i vari rumori presenti, gli odori e anche la temperatura di quello stesso luogo, e il lasso di tempo che può essere trascorso tra un’azione, rivolta all’accudimento della tua piccola Anna, piuttosto che un altra, come l’allattamento, il cambio del pannolino, la nanna. Grazie alla considerazione di questi ulteriori elementi ti risulterà più semplice capire la natura del pianto e porvi rimedio. Di volta in volta, ti potrai accorgere delle differenze presenti tra un tipo di pianto e un altro, e coglierai anche un diverso linguaggio del corpo che accompagna il pianto, potendo quindi imparare a distinguere, immediatamente, il problema che tua figlia vuole esprimere.

DIVERSI TIPI DI PIANTO

Comunque sia, in linea di massima, si può distinguere un pianto arrabbiato e in crescendo, quando ha fame: in questo caso ti consiglio di non far passare troppo tempo prima di darle da mangiare, rischieresti che ingoi troppa aria mangiando, mentre è ancora agitata. Un pianto improvviso, più acuto e con pause, solitamente è legato a dolori, come colichette, aria nella pancia,  piuttosto che un piedino o una manina messe male: in questo caso puoi provare, non solo a cambiare posizione alla tua piccola Anna, ma anche a massaggiarle il pancino o a cullarla in diverse posizioni, fino a quando smetterà di piangere; un’improvvisa crisi di pianto, che alterna respiri profondi a lunghi pianti, quando il bimbo sta per addormentarsi, può essere data dal pannolino sporco o semplicemente dal bisogno di dormire: dopo esserti assicurata dello stato del pannolino, puoi provare a cantare una nenia per agevolare l’addormentamento. Anna, ancora, potrebbe piangere se non ha fatto il ruttino dopo la poppata e sente disagio allo stomaco, puoi quindi appoggiarla verticale alla tua spalla e darle dei piccoli colpettini nella schiena attendendo che faccia il ruttino. Se invece fa dei piccoli versetti o degli urletti, probabilmente vuole compagnia: potrai allora optare tra prenderla in braccio, farle carezze, palarle o anche semplicemente guardarla; così facendo soddisferai il suo bisogno.  Questi sono comunque linee guida che in ogni caso non possono sostituire l’istinto e la sensibilità che questa nuova avventura ti ha donato, cara neomamma Viviana,  e che ti permetterà di affrontare giorno per giorno con serenità, lo sviluppo di tua figlia e le sue esigenze, facendo tesoro di tutti i segnali che la bimba ti manda !!