D: Ciao Melissa, sono Greta e ti scrivo perché mi trovo già di fronte a un atteggiamento un po’ capriccioso di Edoardo, mio figlio, che ha soli sei mesi (domani). È sempre stato fin da subito un bambino molto attivo, attento e bisognoso di compagnia, difficilmente sta da solo a perdersi tra i suoi giochi, probabilmente è anche presto. Il peggio di lui lo dà nel box dove dopo due minuti inizia a fingere di piangere e a puntare i piedi finché non lo prendi su. Io le ho provate tutte: mettermi vicino a lui e lasciarlo dentro, lasciarlo piangere, coinvolgerlo con qualche gioco lasciandolo dentro, ma niente da fare! inizia a far finta di piangere, a farsi venire la tosse nervosa e a puntare i piedi. Volevo chiederti se è normale per un bimbo così piccolo…e se c’è modo di fargli perdere questo vizio.

R: Cara Greta, l’atteggiamento di tuo figlio, Edoardo, è perfettamente in linea con la sua età: nei primi mesi di vita i bambini si esprimo attraverso il pianto, che è di per sè un linguaggio. Il pianto, infatti, è l’unico strumento che Edoardo ha per chiedere ciò di cui ha bisogno e che, tra l’altro, rafforza la sua autostima, grazie al meccanismo tale per cui alla sua richiesta, corrisponde un risultato, qualunque esso sia, per cui si rende conto di essere in grado di comunicare con l’ambiente circostante (potrebbe interessarti anche IL PIANTO E I SUOI SIGNIFICATI ). Gli episodi di tosse nervosa, si possono verificare in maniera involontaria, in situazioni in cui il tuo bimbo è teso e prova un senso di ansia, con questo gesto ti comunica la volontà di affermare se stesso e di attirare la tua attenzione, così come puntando i piedi ti fa capire che vuole essere preso in braccio o quanto meno uscire dal box.

BOX: PRO E CONTRO

Ora per quanto riguarda il box vorrei spendere due parole e fare alcune considerazioni: questo oggetto nasce con l’ intento di sollevare i genitori dal continuo accudimento dei propri figli. Offre loro una struttura confortevole e sicura, dove i bambini possono trascorrere brevi e piacevoli momenti di gioco in autonomia; eventualmente stimolati dai colori, dai disegni e dal materiale del box stesso. Purtroppo, però, ad alcuni bambini, la rete più alta di loro e i quattro lati chiusi del box, possono dare una sensazione negativa, che noi adulti potremmo assimilare alla sensazione che proveremmo stando chiusi in una gabbia. Di fatto, il box, offre uno spazio ridotto al bambino a cui, secondo alcune ricerche, non viene garantito un corretto sviluppo psicomotorio.

ALTERNATIVE AL BOX

Si può pensare, dunque, cara mamma Greta, ad un’ alternativa per il tuo piccolo Edoardo, che, di fronte alla possibilità di gestire un nuovo e più ampio spazio, reagisca in maniera completamente diversa, perdendosi, già da così piccolo, con i suoi giochi e con la conquista degli spazi a sua disposizione. L’alternativa che ti consiglio, quindi, è quella di attrezzare un’angolo della casa con un grande tappeto sul quale poter adagiare tuo figlio in compagnia di tutti i suoi giochi preferiti. Potrai delimitare questo spazio con dei mobili di casa, né troppo alti, né troppo bassi, in modo che Edoardo non provi lo stesso disagio provato nel box, opportunamente messi in sicurezza, grazie a paraspigoli e ausili per bloccare i cassetti, o con dei cuscinoni semirigidi, come quelli dei divani. Oppure potrai optare per dei moduli che uniti tra loro creino  una sorta di recinto, ma abbastanza basso, che consenta ad Edoardo di arrampicarcisi e guardare fuori.

In questo spazio protetto, tuo figlio potrà sperimentare le sue capacità motorie, fruire dei suoi giochi preferiti e sentirsi più “libero” in questo spazio organizzato e a lui dedicato, che sostituisce il box. Dovesse ancora piangere per attirare la tua attenzione, ti consiglio di andargli vicino e cantargli una canzoncina, evitando il contatto fisico o limitandoti a qualche carezza, sostieni i suoi timori o le sue richieste con il solo sguardo che dovrà essere, insieme, fermo e rassicurante; quando si sarà calmato e l’avrai distratto con qualche giochino, allontanati di nuovo. Ti ho suggerito di cantargli una canzoncina perché una volta abituato a calmarsi con questa nenia, ad Edoardo non sarà più necessaria la tua presenza fisica, ma basterà la tua voce e questa canzoncina, che si sentirà rassicurato.

Come sempre, per insegnare qualcosa ai bambini, ci vuole pazienza e tanta costanza: se i tuoi gesti saranno sempre gli stessi, questi si instaureranno nelle esperienze di Edoardo come una routine, di per sé molto confortante. Spero che i miei consigli ti possano essere utili e possano aiutare te e il tuo piccolo alla conquista dell’autonomia reciproca, anche senza l’utilizzo del box.